Aprite la mente e siate curiosi: i consigli di Tommaso D’Onofrio

SEIUNISA - Incontro con Tommaso D'Onofrio

Tommaso D’Onofrio, esperto di innovazione e consulente strategico, si è rivelato un interlocutore di alto livello e di grande interesse, sia durante la sessione pubblica che nel colloquio privato con gli Innovators SEIUNISA, cui ha trasmesso il suo entusiasmo e la sua visione. Il dott. D’Onofrio ha focalizzato l’attenzione sulle diverse possibili attività di investimento e sul suo ruolo di Managing Director di Demetra Holding e Senior Advisor di Incibum Lab.  

A tu per tu con Tommaso D’Onofrio 

Ad oggi soltanto undici Paesi dell’Unione Europea hanno introdotto una regolamentazione per il crowdfunding e tale regolamentazione in ogni caso non ha riguardato tutte le tipologie di crowdfunding. In Italia, per esempio, è stato regolamentato solo il modello equity. Da cosa è dovuto tutto ciò?  

Ciò che richiede normativa era proprio l’equity crowdfunding, perché presuppone uno scambio di denaro con partecipazioni societarie. Quando scambio denaro con partecipazioni societarie, di fatto ciò che faccio è una sollecitazione al pubblico risparmio, la quale può configurare un’ipotesi di reato; pertanto, in assenza di normativa non potrei prevedere tale scambio.  

Il crowdfunding nasce grazie al web, è evidente pertanto come il progresso tecnologico abbia impattato anche sulle forme di finanziamento. In futuro quali tecnologie emergenti potrebbero avere un impatto sulle forme di finanziamento?  

Le due tracce sono quelle dei token e delle criptovalute. Qualcosa già sta succedendo perché ci sono piattaforme che già lavorano con modelli di questo genere, però è chiaro che la traccia è sempre più quella della dematerializzazione delle cose. È recente, nell’ultimo decreto, la possibilità di dematerializzare le quote delle S.R.L., cosa che agevola molto le operazioni di crowdfunding. La frontiera successiva è il fatto di rendere sempre meno hardware e più software tutte le operazioni. 

Può essere una buona strategia quella di fare scouting dalla letteratura universitaria o dai gestori di brevetti per recuperare buone idee?  

Aprite la mente e guardate fuori dalla finestra. I brevetti sono archiviati in banche dati pubbliche dove si possono trovare cose interessanti, infatti, personalmente la sera leggo diversi articoli su portali di ricerca specializzati per recuperare informazioni interessanti su tecnologie di mio interesse. Inoltre, ci sono diverse aziende di consulenza specializzate che mettono a disposizione banche dati che cercano di prevedere il mercato in base alle innovazioni, i brevetti e le tecnologie che vengono sviluppate.  

La curiosità è una parola chiave in questo contesto. Essere aperti e proattivi nel cercare fonti di ispirazione al di fuori del proprio settore o dell’industria di riferimento può portare a scoperte sorprendenti e a nuove opportunità di business.  

La veglia strategica, ovvero essere sempre in guardia e cogliere le opportunità dei segnali anticipatori provenienti dal mercato, è fondamentale, spesso sono i segnali deboli che generano il momento disruptivo; quindi, è importante essere pronti a cogliere le opportunità”.  

Un altro vantaggio incommensurabile a nostra disposizione è il web, con l’enorme quantità di informazioni disponibili online, è possibile approfondire e cercare fonti di ispirazione in modo rapido ed efficiente.   

Approfondite, siate curiosi! 

Che consiglio dà a un team come il nostro che ha un’idea innovativa ma non ha ancora formato una start-up?   

Il Mentoring che ti posso dare è: non esprimere con timidezza il tuo pensiero, non sottovalutare le tue idee, il mio consiglio è vai avanti con il tuo team e con il tuo progetto, potrai scoprire che soluzioni simili esistono già, ma solo andando avanti lo saprai.  

 La parola chiave è “commitment”, devi proseguire con decisione e dedizione avendo sempre la consapevolezza dei rischi a cui vai incontro.   

Essere uno startupper è un sogno e in quanto tale apre la vita e la mente, ma non bisogna mai dimenticare di autosostenersi nella vita, non si vive di soli sogni, bisogna trovare il giusto equilibrio tra l’aspettativa, che ci rende vivi, e l’autosostenibilità.  

Un altro consiglio che posso darti è che quando viene lanciata una start-up la “velocità” è fondamentale: se il progetto rimane fermo per un lungo periodo e se non decolla in un arco temporale definito è possibile che esso sia straordinariamente anticipativo rispetto al contesto storico, oppure non è innovazione e in entrambi i casi il mercato non ha un bisogno latente soddisfatto da quel determinato prodotto.”  

Come approcciarsi al costante cambiamento?  

Il cambiamento non è solo il passaggio dal pubblico al privato oppure da un’azienda all’altra. È una questione di riposizionamento, del nostro riposizionamento, è un’opportunità, non una criticità ma c’è bisogno di saperlo gestire.   

Ho la necessità di pensare: «questo cambiamento cosa ha comportato?».  

È come se facessi un ‘analisi SWOT interna, anche a livello aziendale si cresce tramite il cambiamento poiché è valore e non posso ostacolarlo. Se un cambiamento sta per arrivare non posso oppormi, ma devo prepararmi ad accompagnarlo, altrimenti sarà una gara persa in partenza, esempi degli anni scorsi sono la direttiva comunitaria sull’HACCP oppure il regolamento UE sulla privacy (GDPR), le imprese sapevano che si trattava di norme che sarebbero arrivate, ma molte (troppe) sono arrivate impreparate. Bisogna studiare e capire quello che ci circonda, la conoscenza è un altro valore fondamentale per il cambiamento.”  

L’intelligenza emotiva che ruolo ha giocato e gioca nella sua esperienza?  

Se non utilizzata nel modo più giusto, rischia di essere ostacolante, limitante. Se gestita nel modo giusto è un valore fondamentale, è un fattore che entra in gioco anche nelle affinità caratteriali del team di cui si fa parte, affinità che posso governare tramite un modello di gestione delle emotività che sia coerente con il team di cui faccio parte. L’aspetto importante è riuscire a lavorare a qualcosa che ci piace fare, perché questo porta ad avere una capacità, un’emotività, un valore alla nostra vita, ben superiore a quando il coinvolgimento emotivo è nullo. L’imprinting chimico nella memorizzazione cerebrale avviene tramite un’emozione, è in grado di far ricordare e di generare storie emotive, questo ha un valore fondamentale. 

Quando ha preso davvero consapevolezza del proprio valore?  

Ci sto ancora lavorando. È una domanda molto difficile perché si tratta dell’equilibrio tra l’umiltà e la presunzione, che è una cosa di difficoltà infinita. La presunzione è la cosa peggiore che ci possa essere, quindi non dovete mai essere presuntuosi, perché voi apprendete dall’altro e voi esistete grazie all’altro. Quando faccio formazione esco migliore di quando sono entrato, proprio grazie al confronto che ho avuto. Se parto già con le certezze, non ho confronto. Io non avevo le risposte quando mi avete fatto le domande, le ho generate grazie alle vostre domande. È giusto che l’umiltà ci sia, ma d’altro canto non deve esserci la remissività. Devi credere in te stesso, se sai.   

Mio padre diceva: «Poco se mi valuto, molto se mi confronto». Era una forma di presunzione in realtà, ma serve a dire che voi siete posizionati in un mondo e dovete conoscere il perimetro delle vostre competenze e delle vostre capacità e, tra queste, anche le capacità di relazione con gli altri. Non dovete mai avere il timore di quello, perché se non avete visione del vostro perimetro di posizionamento venite assorbiti dagli altri. 

È giusto essere umili e non presuntuosi ma come si fa, se si ha la tendenza ad essere remissivi quando si lavora in un team a farsi valere e a migliorare la propria autostima?  

Lo psicologo, Eric Berne, afferma che data una transazione ne devo ricevere un’altra perché siamo esseri relazionali, dove la transazione può essere una qualsiasi azione/ atto comunicativo, come un saluto ad esempio; quindi, un primo elemento fondamentale è essere capaci di essere transazionali con gli altri poiché la comunicazione è un elemento fondamentale per la vita. 

Nell’analisi transazionale sviluppata dal suddetto psicologo esistono tre stati dell’io; genitore, adulto e bambino che sono definiti operativamente come un insieme di tipi di comportamenti coerenti che ognuno ha dentro di sé e che a volte possono scontrarsi con quelli degli altri.  

Questa analisi permette di capire che spesso i contrasti all’interno di un team di lavoro non sono causati da immaturità ma da una incapacità transazionale ad essere coerenti,” ovvero utilizzare stati dell’io “allineati durante la comunicazione e quindi di poter lavorare su questi aspetti in modo da poter gestire il team”.  

Noto questo si può passare all’uso strumentale delle fasi dell’io; infatti, “l’essere consapevoli di queste dinamiche permette di sfruttarle e di comunicare in maniera efficace, costruendosi un perimetro del proprio sé.”  

Hai mai avuto l’esperienza di rifiutare una startup che poi ha avuto successo? Come fai a valutare il potenziale di un’idea imprenditoriale e a decidere se investire o no? Quali sono i criteri che usi per dare fiducia ai fondatori di una startup?  

Mi è capitato di non selezionare startup poi rivelatesi di successo. È del tutto normale e non bisogna turbarsi quando ciò accade.  

Per valutare una startup ci sono quattro elementi chiave:   

  1. Il team: è fondamentale perché sono le persone che devono portare avanti la società ogni giorno.   
  1. L’idea: è un prerequisito fondamentale e deve essere valida, ma se non ci sono le persone giuste non si va da nessuna parte.  
  1. Brevettabilità: l’idea deve essere valida e innovativa, ma anche brevettabile per evitare che altri la copino. Il software è difficile da brevettare, quindi bisogna depositare l’algoritmo in SIAE e sperare che basti.   
  1. Velocità: un altro elemento importante è la velocità di arrivare al mercato e di diventare uno standard. Facebook, ad esempio, non è complicato tecnicamente, ma ha vinto perché è stato il primo a crescere così tanto.  
Quali sono le principali sfide che affronti come Amministratore Delegato? Come gestisci i possibili conflitti con il CDA quando hai una visione diversa dalla loro?  

Essere Amministratore Delegato significa avere una delega specifica da parte del Consiglio di Amministrazione per compiere determinate azioni. Questa delega è basata sulla fiducia che il CDA ripone nell’AD e sulle sue competenze. L’AD può agire autonomamente entro i limiti della delega, ma deve comunque rendere conto al CDA delle sue decisioni. Ci sono poi alcuni atti che richiedono obbligatoriamente l’approvazione del CDA, come il bilancio. In sostanza le sfide per un CEO sono quotidiane, ma con umiltà, esperienza e visione è possibile affrontarle sempre con efficacia e risultati di successo.  

  

Chi è Tommaso D’Onofrio  

Un Esperto di Innovazione e Consulente Strategico con una Lunga Carriera Internazionale. Tommaso D’Onofrio è laureato in Economia con una formazione executive in private equity presso la prestigiosa London Business School, è esperto di innovazione e consulente strategico con oltre 25 anni di esperienza in diverse aree del mondo del business. Oltre ad essere un mentore e un business angel di start-up e scale-up, D’Onofrio ha maturato una vasta e trasversale esperienza nella consulenza strategica in materia di business planning, corporate finance e compliance aziendale. Negli ultimi anni, D’Onofrio ha valutato numerosi progetti di innovazione su incarico della Commissione Europea, di holding di partecipazione, di piattaforme di finanza alternativa, incubatori e acceleratori. La sua esperienza in questo campo è stata consolidata attraverso la pubblicazione di libri e articoli sia a livello nazionale che internazionale. 

 

A cura di:  

Salvatore, Pier Paolo, Andrea, Ilaria, Gennaro Pio, Luciana