Pensiero zero e azione cento: quattro chiacchiere con Amleto Picerno Ceraso 


Per capire l’andamento evolutivo del mondo del lavoro e del mercato è necessario porsi le domande giuste e trovare quelle risposte che possano servire a chi si affaccia a questo microcosmo a tracciare un sentiero di realizzazione e contribuire al miglioramento della classe lavorativa.
 

Amleto Picerno Ceraso ha fornito le giuste indicazioni per accompagnare i futuri innovatori, grazie alle esperienze e ai successi a cui è stato partecipe nel corso della sua carriera.  

Architetto, è docente di Design Computazionale presso la Facoltà di Architettura dell’Università Federico II di Napoli. Ha co-fondato la Medaarch, società di progettazione, consulenza, formazione e ricerca specializzata nelle tecnologie di digital fabrication. Lavorando con l’innovazione tecnologica per creare un impatto positivo sulla manifattura, l’istruzione, il lavoro e il futuro delle città. Nel 2018 con la Medaarch ha lanciato e coordinato il primo Centro per l’Artigianato Digitale nato in Italia. 

Con lo studio associato vince concorsi d’architettura. I suoi lavori sono premiati come progetti innovativi in ambito internazionale, alcuni sono stati presentati allo SMART CITY WORLD CONGRESS EXPO 2012 di Barcellona.  

Autore del Paper presentato al FAB10 di Barcellona 2014 Resilient productive city. È stato docente per il corso di gestione e manipolazione dati per il progetto d’Architettura e di digital Fabrication per il Master Tecnologie Emergenti dell’Istituto Nazionale per l’Architettura. 

Ceo della webzine www.aramplus.com che dal 2004 propone articoli e realizza video che indagano il fare dell’architettura contemporanea. Titolare di brevetti per “Comunicative architectural facades” 

Nel corso del nostro incontro, il professor Ceraso ha mostrato quali sono i punti di riflessione che dovrebbero accompagnare chiunque voglia addentrassi nel mondo dell’imprenditorialità, in primis avendo un spirito pronto all’azione, capace di trasformare ogni nozione appresa nel corso della propria esistenza in strumenti utili per affrontare questo settore e riuscire nel migliore dei modi.

 

A tu per tu con Amleto Picerno Ceraso

 

In Italia viene vista come un’eresia voler aprire una P. IVA, preferire un lavoro aziendale al sicuro “posto fisso”.  Come considera questa affermazione? 

I dati affermano che, per quanto questo sia un luogo comune, veniamo fuori da un periodo di dimissioni di massa. In Italia, perché chi ha il famoso “posto fisso” si dimette? Due milioni di persone che si licenziano non è un dato da ignorare, è necessario riflettere sulle cause che hanno scatenato queste dimissioni. 

In estrema sintesi, dal mio punto di vista: si è inceppato il modello precedente […] le persone si domandano che cosa stanno facendo della propria vita. La consapevolezza della propria esistenza e del proprio tempo sta prendendo sempre più margine. La libera professione ti offre migliori risultati, migliore gestione del proprio tempo e un aspetto economico più che positivo.

Quali e quanto i suoi studi informali e la sua visione culturale hanno influito nel suo lavoro, ad esempio il Centro di Artigianato Digitale? 

Tutto! Ho incontrato persone, visto film, letto libri e ascoltato musica. Ho incontrato persone che in un determinato momento della mia vita mi hanno aiutato a tracciare una strada da indagare: non sono arrivato a nessuna conclusione, so che c’è un sentiero da battere. 

Dobbiamo smontare tutto quello che abbiamo pensato come cultura […]. La concezione dell’università che debba essere tutta contenutistica e non emotiva: nulla si sposta se non c’è un movente emotivo; nulla ti resta della costruzione idraulica se non c’è un movente emotivo.

Molto spesso l’impronta accademica è incentrata molto sull’arrivare ad un determinato obiettivo, seguendo un percorso prestabilito, senza immaginare una strada alternativa per arrivarci. 

La verità che insegnano nelle università è imprescindibile, è importante e fondamentale, monteremo il nulla senza di esse. 

Il mio più grande rimpianto è che non ho abbastanza tempo ed energie per studiare, ma passo intere giornate a non fare niente o a scrollare con il cellulare. La narrazione intorno a noi è sbagliata […] Non c’è niente di male ad essere improduttivi, conta quello che farai nel momento in cui ti alzi. Il sistema in cui siamo calati ci imbriglia perché deve vendere. E questa roba che devono vendere, ha grandi ripercussioni su noi stessi. La narrazione dipende da noi stessi e dall’interpretazione che diamo alle esperienze. 

Consiglio: trasformate il vostro pensiero in azione, cioè pensate di meno e agite di più; pensiero zero e azione cento. Esperienze come leggere un libro o ascoltare musica posso offrire un insegnamento importante per la nostra vita. Con l’esperienza diretta, sul campo, si capirebbero cose che non avremmo capito studiandole sui libri.

Nel caso dell’artigianato, come ha fatto a creare questo passaggio tra modalità “vecchie” e “nuovi”? 

È un approccio un po’ particolare, cioè non si può fare innovazione su una cosa nuova, sarebbe strano innovare qualcosa di nuovo. Innovare è farsi le domande essenziali, cioè ripensare a quella cosa in una prospettiva nuova. Bisogna allontanare quei preconcetti che limitano il nostro modo di pensare e che possa compromettere l’innovazione.

Si è notato come l’informatica, l’intelligenza artificiale, stanno prendendo il sopravvento su tutte le altre tipologie lavorative. Da qui in avanti, nel suo lavoro, con l’implementazione di queste nuove tecnologie, si può arrivare ad un punto di superamento delle mansioni e della creatività dell’uomo?  

Le performance delle macchine miglioreranno sempre di più, ma aumenteranno anche le nostre conoscenze e la nostra qualità sul lavoro. Il punto sarà: come possiamo trasferire alle tecnologie qualcosa che le tecnologie non hanno? Quindi una sorta di sensibilità o di pensiero? Questa è una cosa che non ci riesce ancora.

Qualcosa che ci permette ancora di non far prendere il sopravvento alle tecnologie sul nostro lavoro. 

La nostra mente, il nostro subconscio, è strutturato come un sistema complesso. A sua volta un sistema complesso può analizzare anche qualcosa che non è necessariamente umano. La domanda con cui vi lascio è: qual è il confine tra naturale ed artificiale? 

 

A cura di:

Matteo Cicalese – Sebastiano De Stefano – Vincenzo Iannuzzi – Francesco Palumbo – Marta Rosa Pierri – Lorenzo Raso