Giovanni De Caro accende i riflettori sul mondo delle start-up


Giovanni De Caro inizia la sua carriera nel mondo della finanza con IntesaSanPaolo e dal 2000 entra nel mondo del private equity come investment manager. Nel 2008 inizia ad occuparsi della gestione di fondi di venture capital, diventando nel tempo un punto di riferimento per l’ecosistema delle start-up nel sud Italia. Con Vertis fonda nel 2022 Univertis, la prima business school per la formazione di giovani analisti finanziari esperti di fondi di private equity e venture capital. È CEO della società Volano, che fa consulenza per start-up e PMI e supporta le aziende nella pianificazione strategica e nella ricerca di investitori.
 

A SEIUNISA abbiamo avuto l’opportunità di incontrarlo.


A tu per tu con Giovanni De Caro


Come sei entrato nel mondo delle start up?
 

In realtà è stato quasi per caso. Lavoravo nel private equity e, come per tutti i fondi di investimento, vi erano un periodo di investimento e un periodo di gestione. Quando il periodo di investimento è terminato, dopo la gestione è stato lanciato un altro fondo. Questo nuovo fondo era di venture capital, a Napoli, e mi è stato chiesto di occuparmene. Non avevo mai fatto venture capital in vita mia, è stato come prendere un palo in faccia. Per un anno abbondante, non sapevo nemmeno dove mettere le mani. Poi piano piano ho imparato e ho continuato su quella strada. 

Perché hai scelto il mondo delle start up invece di rimanere nel private equity? 

Il private equity è un lavoro di precisione, mentre il venture capital è un lavoro che richiede molta creatività. La precisione è comunque necessaria, soprattutto quando vai a negoziare i contatti, ma oltre questo il venture capital ti consente di avere a che fare con le tecnologie più disparate, i modelli di business più diversi, ambiti e anche tipi di persone molto particolari. Nel private equity, tipicamente hai di fronte imprenditori e manager che hanno già una loro storia ed esperienze consolidate. Nel venture capital hai a che fare invece con gente molto più interessante, anche da un punto di vista umano. Quindi il venture capital non è solo un investimento e acquisizione del ruolo di socio, ma c’è anche una componente di “smart money”. Non è solo “money”. A questo si devono affiancare anche altre persone o risorse “smart”. 

Puoi spiegare cosa significa “smart money”? 

“Smart money” è un’espressione che sta a indicare un investimento a capitale basso, al quale vanno affiancate delle risorse in aiuto dell’imprenditore. Queste risorse possono essere competenze, conoscenze, esperienze. In poche parole, si affiancano persone che danno un valore aggiunto all’imprenditore. 

Cosa significa “equity crowdfunding” e come funziona? 

L’equity crowdfunding è una modalità di investimento a basso capitale. Si tratta di un sistema di raccolta fondi che consente di ottenere quote azionarie in cambio di un investimento. Questo metodo può essere molto vantaggioso per le startup che cercano un finanziamento iniziale in quanto coinvolge un alto numero di persone che investono somme relativamente piccole. Questo metodo è molto diverso dal venture capital, dove l’investimento è effettuato da un solo investitore o da una società di venture capital. In generale un investitore che fa venture capital cerca di selezionare la migliore impresa possibile e di investire in modo ottimale, mettendo quanto meno soldi possibile alla più bassa valutazione possibile. Sulle piattaforme di equity crowdfunding invece questo ragionamento non viene fatto. Mentre io investitore ho un interesse specifico a pagare poco perché se vendo bene guadagno, la piattaforma sia che si paghi poco o che si paghi caro trattiene comunque il 7% dell’investimento e questa commissione sulla raccolta dei fondi definisce il suo modello di business. In generale, statisticamente, nel crowdfunding si trova una sopravvalutazione delle attività del 20-30%. Inoltre, siccome l’investitore principale è il consumatore stesso, nell’equity crowdfunding spesso si hanno modelli di business B2C a differenza del venture capital nel quale si investe principalmente in modelli B2B. 

Quali criteri utilizzi per selezionare le startup in cui investi? 

Quando seleziono una startup in cui investire, cerco di individuare le migliori opportunità possibili e di investire nelle condizioni più favorevoli. Questo significa che cerco di pagare il prezzo più basso possibile per acquisire la massima quota possibile. L’obiettivo è quello di minimizzare i rischi e massimizzare i guadagni. 

Come ci si relaziona con gli investitori per cercare di ottenere fondi? 

Questa è una questione molto delicata. In genere una start-up per convincere gli investitori a dare fondi prepara una presentazione per vendere l’idea. Spesso, se il pitch è debole o se il team non riesce a rispondere alle domande degli investitori, anche piccole, è difficile che riescano ad ottenere i fondi. Tuttavia, se il team è solido e l’idea è buona, il responsabile del fundraising dovrebbe aiutare a coprire le lacune. È fondamentale preparare la start-up nel modo migliore per affrontare l’investitore. 

Quali sono le caratteristiche fondamentali di un pitch perfetto per una start-up? 

Il pitch perfetto deve essere preparato in modo approfondito e deve presentare un team solido e ben preparato, in grado di rispondere alle domande degli investitori. Inoltre, il progetto presentato deve essere innovativo e offrire un vantaggio competitivo rispetto ad altre soluzioni presenti sul mercato. 

Qual è il metodo utilizzato dai fondi per valutare una start-up? 

I fondi hanno dei modelli di valutazione basati su un metodo chiamato Venture Capital Method. Questo metodo tiene conto di tre parametri fondamentali: la tua ambizione, cioè il tuo business plan; come si comporta il mercato, cioè a che prezzi si vendono aziende come la tua, o per la precisione a che multipli dei ricavi si vendono. Queste prime due cose, i ricavi che pensi di generare tra 4 o 5 anni, e il multiplo dei ricavi a cui aziende come la tua si vendono tipicamente, vengono moltiplicate l’una per l’altra per stimare il valore dell’azienda tra 4 o 5 anni. Ad esempio, se il multiplo a cui si vende una società di software (SAS) è 5 volte i ricavi e pensi di generare 10 milioni di ricavi al quarto anno, allora l’azienda verrà venduta a 50 milioni tra 4 anni. Per stimare il valore attuale dell’azienda basandosi sul suo valore stimato in futuro, si usa un tasso di sconto che tiene conto dei rischi. Quanto più alto il rischio, tanto più alto sarà il tasso di sconto e quindi tanto più basso sarà il valore dell’azienda. 

Come si determina il tasso di sconto? 

Ci sono dei metodi che prendono in considerazione tutta una serie di cose che riguardano la vita dell’azienda, il prodotto, il management, la maturità, che aiutano a definire, misurare e quantificare il rischio, scontando il valore dell’azienda. 

Quando la propensione al rischio fa di un soggetto un imprenditore e non uno scommettitore? 

Sono due figure con profili completamente differenti. Il gambler ha qualcosa in comune con il trader, nel senso che è interessato a fare soldi sui mercati finanziari. Tuttavia, il trading e l’imprenditorialità sono due mestieri molto diversi. L’imprenditore nasce da un progetto, non da una scommessa. Ha un’idea per fare qualcosa e, se riesce a mettere insieme tutti i pezzi nel modo giusto, può portare a termine il suo progetto. Non sta scommettendo. 

  

A cura di: 

Carmine Del Negro, Giuseppe De Riso, Giuseppe De Simone, Lorenzo Pietrosanto, Matteo De Simone, Simone Ferraro, Tommaso Di Maio